lunedì 16 novembre 2015

Parigi

Mi ero ripromessa di scrivere su questo blog solo cose "belle", ma non posso ignorare un fatto come quello successo a Parigi. Così ho deciso di scrivere un mio pensiero al riguardo.
L'altra sera ho parlato con i miei genitori di quanto successo venerdì a Parigi, e ho capito cosa intendeva la mia prof. con la differenza tra reazione istintiva e giudizio. Io mi ero fermata a quello che avevo letto nell'articolo di Fontana, cioè che è incredibile che, con tutti gli apparecchi tecnologici che esistono ora, nessuno sia riuscito a intercettare una chiamata di questi che si mettono d'accordo. Ma parlando con i miei ho capito che non è la sicurezza il problema. Quello che è sconvolgente è che queste persone erano convinte di fare del bene facendosi esplodere. Fin da piccoli sono stati educati al fatto che la cosa più grande che puoi fare è, ammazzandoti, eliminare gli infedeli. Non danno valore alla singola persona, alla vita; non hanno niente di grande per cui val la pena vivere.

Ho letto di uno che ha scritto "Essere cauti. Non avere paura. Queste persone vogliono diffondere la paura. Se si mostra paura vincono. E il male non deve mai vincere. Essere coraggiosi. Essere forti." e quello che mi ha lasciata un po' dubbiosa è il loro, come se fossimo noi e loro, noi umani e loro bestie. Non mi sento di fare questa drastica divisione, perché quello che hanno fatto queste persone secondo loro era la cosa più grande che potessero fare, si sentivano martiri. Queste persone pensano che se vinceranno questa guerra e convertiranno tutti all'Islam saranno tutti felici, ed essere felice è il desiderio di ogni uomo.

Altre persone scrivono #IoStoConParigi, come la settimana scorsa #IoStoConVale, perché? Un hastag non risolverà sicuramente la situazione. Io non so cosa si potrebbe o dovrebbe fare ora, l'unica cosa che io posso fare è pregare, ora più che mai.

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